Quando il suono si riflette: eco e rimbombo

rimbombo

Le onde sonore si propagano nell’aria in maniera ordinata e quando trovano un ostacolo esse si riflettono. Si produce in questo modo un fenomeno, che a seconda del tipo di riflessione, è chiamato eco oppure rimbombo.  Vediamo come distinguere eco da rimbombo:

    Un pò di storia: tutti sanno che cos’è un’eco e non scandalizzatevi per l’apostrofo: la parola, in origine, è femminile essendo il nome di una ninfa dei boschi e delle sorgenti, invano innamorata del bel Narciso a tal punto da struggersi per lui fino a scomparire e diventare una voce che ripete le ultime sillabe delle parole che vengono pronunciate (anche se molti dizionari non disdegnano l’indicazione di ‘femminile o maschile’ perché ormai di uso comune).
La spiegazione scientifica dell’eco, invece, è assai meno poetica. Il suo verificarsi, infatti, dipende essenzialmente dal fatto che la velocità del suono nell’aria è molto bassa: solo 340 metri al secondo (a 20 gradi, perché la velocità dipende anche dalla temperatura e dalla densità). Ora, il suono si sposta nell’aria sotto forma di onda che, se trova un ostacolo viene

  • in parte riflessa,
  • in parte assorbita,
  • in piccola parte trasmessa al di là dell’ostacolo.

    Il nostro orecchio percepisce la riflessione distinta di due suoni solo se giungono al nostro apparato uditivo separati da almeno 1/10 di secondo l’uno dall’altro. A questo punto è chiaro perché bisogna essere posizionati almeno a 17 metri di distanza da un ostacolo sonoro per avere l’effetto “eco”. Questa misura è data da un calcolo che tiene conto del fatto che il suono si propaga nell’aria con circa 20 °C a circa 340 m/s. Tale intervallo di propagazione in aria corrisponde alla distanza di 34 metri, cioè 17 metri dalla fonte sonora all’ostacolo e 17 per il percorso inverso. Se la distanza è inferiore a 17 metri si ha l’effetto acustico di  “rimbombo”.

   L’acustica, ovvero la scienza che studia i suoni e loro propagazione è particolarmente importante per la sonorizzazione degli ambienti adibiti all’ascolto della musica; cinema, teatri, sale da concerto e conferenza, in cui i suoni si dovrebbero udire chiaramente, senza particolari riflessioni, quindi senza “echi” o “rimbombi”. Gli stessi locali scolastici adibiti alle attività di musica d’insieme dovrebbero essere equipaggiate di materiali fonoassorbenti che aiutano ad evitare fenomeni di riflessione del suono e di rimbombo. In economia possono essere utili anche degli ampi tappeti, dei quadri o dei grandi cartelloni di stoffa che, assorbendo i suoni, evitano la loro riflessione da una parete all’altra!rimbombo1

     A scuola, con i nostri piccoli allievi, non avendo magari spazi e strumenti fisici di misurazione, possiamo fare delle simulazioni per spiegare meglio questi due effetti sonori: disponiamo due gruppi di bambini l’uno di fronte all’altro ad una certa distanza. Il primo gruppo di bambini produce un suono definito (una sillaba, una parola, una frase musicale…) il secondo gruppo simula la riflessione “eco”…  il primo gruppo dovrà stringere sempre di più i tempi di produzione ed esecuzione dei suoni ed il secondo gruppo dovrà essere sempre più bravo e rapido  a “riflettere” velocemente i suoni del primo gruppo!!! Si arriverà ad un punto in cui il secondo gruppo non riuscirà a “riflettere” e quindi riprodurre i suoni ascoltati creando una situazione di “rimbombo”!!! Sperimentate, i bambini saranno molto coinvolti!

 

buona musica!

maestro Alessandro Di Millo

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